ROMA – Potremmo già ribattezzarlo ‘l’incontro di Caivano’, senza timore di svilire quello di Teano del 26 ottobre del 1860 tra Giuseppe Garibaldi e il re Vittorio Emanuele II. Per carità, non c’è paragone: in discussione oggi non c’è l’unità del Paese – almeno dal punto di vista geopolitico – ma la sua credibilità. Le immagini della stretta di mano tra Meloni e De Luca verranno infatti ricordate per avere immortalato i saluti meno istituzionali della storia d’Italia. Due cariche pubbliche, ai vertici rispettivamente del Governo del Paese e della sua seconda regione per numero di abitanti – quindi, per rappresentanza, la seconda più importante – , che si fronteggiano così apertamente da arrivare prima a insultare e poi ad auto-insultarsi in segno di sfida. “Lavora tu, stronza”, disse il governatore della Campania, riferendosi alla Presidente del Consiglio il 16 febbraio scorso, seduto su uno dei divanetti del ‘Transatlantico’, la leggendaria anticamera dell’Aula di Montecitorio.
Il vulcanico De Luca aveva promosso a Roma una manifestazione contro l’autonomia differenziata. Doveva chiedere lo sblocco dei Fondi di Sviluppo e Coesione, ha finito per ricoprire di epiteti offensivi il capo dell’Esecutivo: “Senza soldi non si lavora. Lavora tu, stronza!”. L’istrionica Presidente del Consiglio, oggi a Caivano, nella terra amministrata da De Luca, ha mostrato tutto il suo carisma comunicativo, avvicinandosi al governatore con passo deciso, sguardo truce e portando nel palmo della mano il ricordo di quel 16 febbraio: “Sono quella stronza della Meloni, come sta?”. Doveva presentare un centro sportivo, una struttura polivalente simbolo di riqualificazione e di rinascita di un territorio martoriato dalla malavita, da stupri e violenze su bambine e bambini. Ha finito per restituire il maltorto subito. Una geniale trovata social, una potenziale miniera d’oro delle interazioni che, infatti, è stata prontamente diffusa dal canale ufficiale della kermesse di Fratelli d’Italia: Atreju. Sul video è stato inserito un logo su cui campeggia una scritta: “Tu scrivi Giorgia”. In campagna elettorale tutto è concesso, verrebbe da pensare. Peccato che Giorgia Meloni e Vincenzo De Luca, in quel preciso momento, non fossero lì in rappresentanza della propria parte politica ma delle cittadine e dei cittadini italiani e campani. Di tutte di tutti. E allora viene da pensare che forse non si è celebrata la rinascita di Caivano ma il funerale del cerimoniale, di quel rigido protocollo da seguire quando una carica pubblica presenzia ad appuntamenti ufficiali. Chissenefrega. Magari aveva torto Giulio Andreotti: “Il potere logora chi non ce l’ha”?
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