In attesa dei turisti, una sera senza calca a piedi alla Giudecca
Venezia, 15 lug. (askanews) – Prima della folla e della grande festa, prima dei giochi pirotecnici e delle regate, insomma prima che il momento turistico esploda, per una notte Venezia si gode il ponte del Redentore con tranquillità, come se poter andare a piedi dalle Zattere all’isola della Giudecca fosse una cosa normale. La notte di sabato è quella “famosissima”, così la chiamano ancora i veneziani, ma il venerdì, senza clamore, è comunque un moneto suggestivo. La festa del Redentore ricorda la peste del 1575-77 ed è una delle tante fonti di attrazione per i turisti della città lagunare, attesi anche quest’anno a migliaia. Il ponte, sostenuto da grandi galleggianti, attraversa per 52 ore il canale della Giudecca, dalla Dogana fino proprio chiesa del Redentore, aperta anche a tarda ora. È una storia molto veneziana e quasi intima quello che si vive nella sera dell’apertura, prima che la festa vera inizi. Un momento provvisorio, così come provvisorio è il ponte, ma, a ben guardare, il fascino di Venezia, quello vero, sta proprio nella sua universale provvisorietà. Che dura da 1600 anni, ma che ancor oggi è capace di affascinare con la sua perdurante inafferrabilità. Vista dal centro del canale, con i piedi appoggiati a terra, la città sembra ancora più bella, ancora più carica di promesse e possibilità. In attesa dell’assalto dei turisti, ma anche questo è parte integrante del gioco.