Trapianti, ecco come funziona il Centro Regionale della Puglia

SanitàTrapianti, ecco come funziona il Centro Regionale della Puglia

ROMA – In Italia c’è una squadra di operatori sanitari che più di ogni altro si batte ogni giorno per salvare vite umane. Accade a Bari, nel Centro Regionale Trapianti della Puglia (https://www.sanita.puglia.it/web/centro-regionale-trapianti). Una struttura, ospitata all’interno del Policlinico, che, pur partendo dalla morte, si mette a disposizione della vita. Da 10 anni ne coordina i lavori il professor Loreto Gesualdo, direttore della UOC di Nefrologia, Dialisi e Trapianto del Policlinico di Bari. ‘Il Centro Regionale Trapianti della Puglia- racconta all’agenzia Dire il professor Gesualdo- nasce nel 1989 ed è una articolazione del Centro Nazionale Trapianti, il CNT. Il sistema trapianti in Italia prevede una struttura ben delineata: al Centro Nazionale Trapianti afferiscono tutti i Centri Regionali Trapianti (CRT). La loro principale attività è relativa all’organizzazione del prelievo di organi e all’allocazione degli stessi nelle varie liste d’attesa trapianto’.

Il CRT viene contattato nel momento in cui c’è un atto donativo, ovvero quando c’è un potenziale donatore, generalmente presente nel reparto di Rianimazione. ‘È in quel momento che il Centro Regionale Trapianti mette in atto tutte le procedure per valutare l’idoneità del donatore. Una volta che il donatore viene definito idoneo in base a rigorosi protocolli operativi, si organizza l’allocazione degli organi, in base alle liste di priorità definite dal CNT. Le urgenze nazionali hanno la precedenza. Il primo organo compatibile viene prioritariamente destinato all’urgenza, indipendentemente dalla regione sede di donazione. Successivamente, la regione che ha beneficiato dell’offerta per l’urgenza provvederà alla restituzione dell’organo alla regione che lo ha ceduto. È un sistema basato sull’equità’.Numerose le figure sanitarie che lavorano all’interno del Centro Regionale Trapianti della Puglia. ‘Quelle che normalmente vi operano- rende noto- sono medici che hanno seguito un corso specifico, il Transplant Procurement Management (TPM). Al momento la nostra struttura può contare su cinque figure professionali formate, che a breve diventeranno sette. Oltre ai medici avremo inoltre tre unità infermieristiche, due informatici e due psicologi. Quest’ultima figura, in particolare, riveste un ruolo fondamentale, perché nel momento in cui avviene l’atto donativo c’è l’elaborazione del lutto da parte delle famiglie, in particolar modo quando il donatore non ha espresso in vita le proprie volontà. È in quel preciso momento che chiediamo alla famiglia se vi sia o meno la volontà di donare. Si tratta di un momento estremamente delicato, che molte volte viene affrontato dal rianimatore, proprio con la presenza dello psicologo’.Ma come si svolge una giornata tipo di una persona impiegata in questa struttura? ‘La nostra è una struttura che lavora sette giorni su sette, 24 ore su 24. Non possiamo spegnere i cellulari, perché in qualsiasi momento del giorno o della notte può arrivare la telefonata che segnala un potenziale donatore da parte delle Rianimazioni pugliesi. Lavoriamo secondo la metodologia Hub & Spoke. Le Rianimazioni dotate di neurochirurgia, sono centri Hub e sono quelle che raccolgono più donazioni. Quando, purtroppo, il percorso di cura in Rianimazione risulta inefficace e subentra il decesso, viene convocato il collegio per l’accertamento di morte con criteri neurologici. Successivamente scatta la chiamata da parte del Rianimatore al Centro Regionale Trapianti e si avvia il processo’.’Le linee guida del CNT ci indirizzano nel percorso di valutazione del donatore- continua- ed è sempre più frequente la possibilità di utilizzare donatori definiti ‘marginali’, in quanto affetti da comorbilità o situazioni cliniche particolari. I protocolli messi in atto dalla Rete Nazionale Trapianti hanno dimostrato che è possibile utilizzare con successo gli organi di questa tipologia di donatori, in riceventi in condizioni cliniche più gravi’.

I NUMERI

Il Coordinatore del Centro Regionale Trapianti della Puglia si sofferma poi sul numero dei pazienti che afferiscono mediamente in un anno al CRT per ricevere un organo. ‘Al momento, in Puglia, dove trapiantiamo cuore, fegato e rene ma non ancora polmone, intestino e pancreas, abbiamo 33 pazienti in lista d’attesa per trapianto di cuore, 16 per trapianto di fegato e 361 per trapianto di rene. Di questi 410 pazienti, lo scorso anno ne abbiamo trapiantati 204, quindi abbiamo coperto un fabbisogno del 50%. Purtroppo, alcuni di questi pazienti muoiono prima del trapianto e perdiamo soprattutto i pazienti in attesa di fegato e cuore. Nel 2023 i nuovi iscritti in lista sono stati 134 per il rene, 56 per il fegato e 71 per il cuore, mentre i nuovi iscritti dall’inizio dell’anno del 2024 in Puglia sono stati 123 per il rene, 68 per il fegato e 90 per il cuore. Al momento abbiamo la lista più corta per fegato e cuore in Italia: in un anno trapiantiamo infatti il 92-95% dei pazienti che entrano in lista. La lista di quanti aspettano un rene è un po’ più lunga. Nella nostra regione, dunque, l’attesa per fegato e cuore è inferiore a un anno, mentre per il rene la media è di circa 3 anni, 3 anni e mezzo’.

GLI ORGANI CHE VENGONO DONATI MAGGIORMENTE

Quali sono gli organi che vengono donati maggiormente? ‘Un donatore può donare polmoni, cuore, fegato, pancreas, i due reni, le cornee, numerosi tessuti, dalle valvole cardiache al tessuto muscolo-scheletrico e, nei casi di donatori giovani, anche l’intestino. Gli organi che vengono donati maggiormente in Italia sono fegato e rene, questo è legato soprattutto all’età del donatore. Infatti, abbiamo prelevato il fegato da una donna di 100 anni e 10 mesi di Firenze, i reni da una signora di 90 anni di Casarano, e abbiamo trapiantato anche reni di 85enni e di 90enni (in questi casi si trapiantano in doppio i due reni, per garantire una funzionalità renale ottimale). Per il cuore, invece, abbiamo limiti d’età. A Bari, ad esempio, abbiamo giudicato idonei e prelevato cuori di donatori di 65-70 anni, ma negli altri Centri si fermano ai 60 anni circa’.Quanti sono i Centri Trapianto presenti nella regione Puglia?’Oltre al Centro di Bari, dal primo novembre è ripartito dopo il blocco dovuto al Covid quello di Foggia, solo per il rene, mentre tra la fine dell’anno e l’inizio del prossimo, riprenderà gli interventi nuovamente il Centro di Lecce, molto attivo negli anni ’90’.

IL PROGETTO ‘UNA SCELTA IN COMUNE’

Dal 2012, presso l’Ufficio Anagrafe dei comuni italiani, è possibile registrare la dichiarazione di volontà in merito alla donazione di organi e tessuti al momento del rilascio o rinnovo della carta d’identità, grazie all’attivazione del progetto ‘Una Scelta in Comune’. Quanti sono i comuni pugliesi che hanno aderito a tale progetto? Secondo il professor Gesualdo ‘si tratta indubbiamente di un bellissimo progetto che sta crescendo a dismisura. In questo momento, nel nostro Paese ben 21 milioni di italiani hanno dichiarato il proprio consenso o la propria opposizione alla donazione di organi. E questo lo si fa, lo ricordo, andando a richiedere la carta di identità o a rinnovarla. In Puglia, già 226 Comuni su 257 hanno aderito al progetto ‘Una Scelta in Comune’, indubbiamente un numero estremamente elevato. Dei 21 milioni di italiani che si sono espressi, purtroppo il 32,4% si è opposto alla donazione d’organi. In Puglia si sono espresse 1 milione e trecentomila persone: in questo caso, ha detto ‘sì’ alla donazione il 62%, mentre il 38% si è opposto. Ecco perché è importante fare ancora maggiore sensibilizzazione alla cultura del dono’.Il professor Gesualdo ritiene che diventare donatore sia una vera e propria missione. ‘La prima cosa è credere in questo atto d’amore e di generosità. Bisogna averlo nelle proprie corde etiche e morali. Tutti noi facciamo parte di una società e ognuno di noi, così come riceve, è anche chiamato a dare. Prima di diventare medico sono stato donatore di sangue, ho aderito all’AIDO, l’Associazione Italiana Donatori Organi’.

COME SI DIVENTA DONATORI

In Italia ci sono tre possibilità per diventare donatore. ‘La prima- informa il professore- è la scelta in Comune nel momento in cui si richiede la carta di identità o la si rinnova, la seconda è l’adesione al programma dell’AIDO, anche attraverso la sua App, mentre la terza consiste nell’esprimere la propria volontà presso la propria ASL. Dei 21 milioni di italiani che hanno manifestato il proprio consenso o la propria opposizione alla donazione di organi, 19 milioni e 500mila si sono rivolti al Comune, il rimanente milione e mezzo ha invece scelto l’AIDO e le ASL’.Perché, dunque, donare è così importante? ‘Perché salviamo vite umane, la donazione è l’atto più bello e generoso che una persona possa fare. Mi inchino sempre di fronte al donatore, che per me è una persona che va rispettata e alla quale tutti dobbiamo portare rispetto, perché con il suo atto di volontà permette ad altre persone di tornare a vivere. Pensiamo solo a quanto un gesto simile possa migliorare, ad esempio, la qualità di vita di un paziente in dialisi, che è dipendente da una macchina tre volte a settimana o tutti i giorni se fa la dialisi peritoneale: viene sottratto tempo alla famiglia e agli affetti, spesso viene meno il lavoro e, allo stesso tempo, aumentano la depressione e il declino cognitivo. Pensiamo anche a un paziente che aspetta un cuore: se non arriva, è destinato a morire, perché non possiamo fare affidamento su un cuore artificiale. E lo stesso accade per il fegato: se non arriva il fegato e se il paziente che ha necessità di trapiantare non lo riceve entro un certo arco di tempo è destinato a morire’.Tutto questo in attesa che il programma di xenotrapianto possa diventare una realtà. ‘Quest’anno- afferma poi il Coordinatore del CRT Puglia- sono stati realizzati negli USA i primi due xenotrapianti di rene secondo un protocollo ancora in via di sperimentazione. Quella è certamente la nuova frontiera ma per poterla realizzare abbiamo ancora bisogno di qualche anno’.

IN ITALIA SI PARLA POCO DI TRAPIANTI

In Italia si parla ancora poco di trapianti. Per il professor Gesualdo la risposta va ricercata nel fatto che ‘c’è ancora un vero e proprio tabù nel discutere dell’argomento, c’è una mancanza di cultura. Credo che dovremmo parlare di più dell’importanza del dono anche nelle scuole, specialmente oggi che c’è troppo nichilismo. Se ne parla poco anche perché siamo spesso troppo egoisti, siamo meno altruisti. Molte volte quello che ci interessa maggiormente è risolvere il nostro problema personale, non ci proiettiamo all’interno della società e non ci battiamo per il bene comune. Parlare di trapianti rientra invece tra gli obblighi morali ed etici del cittadino del mondo, non solo di quello italiano. Quarant’anni fa gli studenti che finivano il liceo e che si approcciavano al mondo del lavoro mettevano tra i lavori più ambiti al primo posto l’astronauta, al secondo lo scienziato e al terzo il medico, il cardiochirurgo. Qualche anno fa è emersa una casistica secondo cui i ragazzi al primo posto vogliono fare il calciatore, al secondo la velina e, al terzo, l’influencer’.

LE INIZIATIVE IN VISTA DEL 15 APRILE 2025

Il 15 aprile 2025 sarà celebrata la Giornata Mondiale per la donazione e il trapianto degli organi. ‘Come ogni anno, anche nel 2025 aderiremo alla campagna nazionale del CNT, che ciclicamente propone iniziative per la donazione. Alcune volte anche i Centri regionali mettono in atto iniziative specifiche: noi stiamo proprio pensando al messaggio da dare per potenziare la sensibilizzazione alla donazione di organi e tessuti, un messaggio che comunichiamo anche attraverso l’organizzazione di eventi. Quest’anno vorremmo lanciare ufficialmente la clip del video ‘In viaggio’, un filmato che racchiude tutta l’importanza del dono e che fa conoscere da vicino le persone che tutti i giorni si occupano degli altri, per garantire a tutti i cittadini italiani una migliore qualità di vita’.’Ogni giorno siamo in attesa di qualcuno o qualcosa. Oggi in Italia ci sono più di 8.000 pazienti in attesa di un organo. Solo la metà tra loro riesce a trapiantare entro l’anno’. È così che inizia ‘In viaggio’, video emozionale che racconta la vita e la giornata di donatori, di chi riceve la possibilità di una nuova vita, di medici che lavorano ‘con la spada di Damocle del tempo’ sulla propria testa, in attesa del ‘prossimo dono’, l’organo che darà una nuova speranza a chi lo riceverà: cosa c’è di altro che questo video non mostra, ma che vivete quotidianamente? ‘Ogni volta che c’è un donatore è sempre una grande emozione per tutti noi, è un momento di profonda riflessione, perché viviamo appieno il concetto della morte e della vita: siamo grati al donatore e alla sua famiglia, che con il loro atto d’amore, proprio attraverso la donazione, in quel momento hanno testimoniato di far parte di una comunità. E poi insieme a loro viviamo il momento del dolore, perché quando c’è un donatore giovane, quando c’è un caso familiare particolare, anche noi viviamo e proviamo le emozioni delle famiglie, poichè capiamo come in quel momento di profondo lutto non sia facile dire sì al trapianto se il donatore stesso non si è espresso in vita’.Ma al momento del dolore segue il momento della gioia. ‘È il momento in cui cominciamo ad allocare gli organi- afferma il professor Loreto Gesualdo- e trapiantiamo il bambino che aspetta il cuore o quella persona che ha necessità di essere trapiantata in quel preciso istante’.

LE STORIE DI CHRISTIAN E NOEMI

C’è una storia che Le sta particolarmente a cuore? ‘In realtà ce ne sono due. La prima è la storia di Christian, un bambino diversamente abile, con una grande paura degli aghi e del tatto, con una gravissima insufficienza renale cronica, molto vicino all’inizio del trattamento dialitico. Il padre mi raccontò che era molto tempo che avrebbe voluto donare il rene al proprio figlio ma che era per lui estremamente difficile anche solo pensare di portare il bambino al trapianto. La vita, però, va garantita a tutti e così, dopo aver passato due notti insonni, ho chiamato il mio amico urologo, ho coinvolto lo psicologo, i rianimatori e gli anestesisti e abbiamo definito il percorso per Christian: il papà ha donato il rene al figlio, Christian è stato portato in sala operatoria sedato ed è rimasto in anestesia profonda per quattro giorni, quelli che ci servivano a garantirgli tutte le cure per via parenterale con gli aghi. Lo abbiamo risvegliato dopo quattro giorni e quello che mi ha fatto piangere, una cosa che non dimenticherò mai, è stata quando Michele, il chirurgo, si è avvicinato al suo letto e Christian, pur avendo paura del tatto, lo ha riconosciuto e gli ha preso la mano’.’La seconda storia che porterò sempre nel mio cuore riguarda Noemi, 21 anni, in lista d’attesa a Bari per ricevere un rene. Una mattina, molto presto, la incontro insieme alla mamma in aeroporto. A differenza del fegato e del cuore, per il trapianto di rene si possono scegliere due liste d’attesa, una regionale e una extraregionale. Lei era in lista anche a Milano. Io, quella mattina, andavo proprio a Milano. Le lascio immaginare l’emozione di sapere che anche lei stava andando a Milano per ricevere il suo rene nuovo: mentre io mi recavo in Lombardia per parlare in un congresso, lei vi andava per la svolta della sua vita’.In Italia c’è una squadra molto determinata che si batte ogni giorno per salvare vite umane. Accade anche a Bari, nel Centro Regionale Trapianti della Puglia. ‘Il mondo- conclude il professor Gesualdo- ha bisogno di questi esempi. Basta parlare di guerre: diamo spazio alla pace e alla vita, diamo spazio al ‘prossimo dono”.
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