Prezzi largo consumo: aziende promettono rallentamento ma analisti scettici

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Ft: da Kraft Heinz a Nestlè si dicono pronti ma improbabile una inversione

Milano, 23 ago. (askanews) – Dopo aver aumentato i prezzi per trasferire sui consumatori i rincari delle materie prime, dell’energia e del costo del lavoro, alcune delle più grandi aziende mondiali di beni di largo consumo potrebbero essere pronte ad rallentare questo trend al rialzo dei prezzi finali.

L’amministratore delegato di Kraft Heinz, Miguel Patricio, ricorda oggi un articolo sulle prospettive dei prezzi per i beni di largo consumo del Financial Times, ha dato la speranza che i prezzi di prodotti come Philadelphia e il ketchup Heinz potrebbe smettere di aumentare, in occasione della presentazione dei risultati preliminari all’inizio del mese. Il collega di Nestlé, Mark Schneider, ha affermato che la multinazionale di Nespresso e KitKat, tra gli altri marchi, rallenterà l’aumento dei prezzi nella seconda metà dell’anno. Anche l’omologo del colosso francese Danone, Antoine de Saint-Affrique, gli ha fatto eco, affermando che “nel corso del prossimo trimestre diminuirà, ma ci sarà ancora inflazione”. Per Graeme Pitkethly, direttore finanziario di Unilever, “abbiamo superato il picco dell’inflazione” e, sebbene i prezzi continueranno a salire, il tasso di crescita si “modererà” nel corso dell’anno.

Secondo l’analisi di Jefferies, le aziende di beni di consumo hanno aumentato i prezzi in media dell’11% su base annua per tre trimestri consecutivi, fino a luglio, quando gli aumenti medi sono tornati al 9,7%.

La prospettiva di una battuta d’arresto nell’aumento dei prezzi sarà pure una buona notizia per i consumatori, ma è improbabile che si vedranno inversioni di prezzo o almeno una moderazione. Secondo gli analisti, continueranno a pagare i considerevoli aumenti dei prezzi avviati dalle aziende nella prima metà dell’anno fino al prossimo anno. “Dicono che i prezzi rallenteranno, naturalmente, perché l’anno scorso li stavano aumentando. Quindi di anno in anno l’aumento dei prezzi diventa minore, perché non praticano ulteriori prezzi aggiuntivi”, ha affermato Bruno Monteyne, analista di Bernstein. Per James Edwardes Jones, analista di Rbc, le aziende del largo consumo “non tagliano quasi mai i prezzi” ed erano più propensi ad aumentare l’attività promozionale piuttosto che ad abbassare effettivamente il prezzo dei beni.

I consumatori si sono mostrati più resistenti del previsto ai rincari e hanno continuato ad acquistare marchi popolari, aiutando così le aziende a compensare i significativi cali delle vendite. Ma con il protrarsi dell’aumento del costo della vita, è diventato più difficile mantenere i volumi, con un aumento della cautela da parte dei consumatori nei confronti di ulteriori rincari. L’amministratore delegato ad interim di Reckitt, Nicandro Durante, si è detto “cauto” nel trasferire gli aumenti dei prezzi ai consumatori “stressati” in Europa. Heineken ha visto crollare i volumi di vendita del 5,4% nella prima metà dell’anno, scendendo ulteriormente nel secondo trimestre a seguito “dell’effetto cumulativo degli interventi sui prezzi”, mentre Nestlé ha riportato volumi di vendita inferiori alle aspettative all’inizio del mese.

Alcune aziende hanno registrato una significativa perdita di quote di mercato nella prima parte dell’anno. Unilever ha detto che la percentuale di attività in crescita è scesa dal 48% del primo trimestre al 41% del secondo, il livello più basso dal 2018. E la perdita di quote di mercato è un primo segnale del calo della fiducia dei consumatori, secondo gli analisti. Kraft Heinz ha perso parte della sua posizione nel secondo trimestre dell’anno a causa dei prezzi dei suoi prodotti superiori a quelli del mercato. “Stiamo perdendo una quota incrementale a favore dei marchi che stanno promuovendo più di noi”, ha affermato Patricio.

In realtà ci sono categorie che si sono dimostrate più resistenti come quelle dei prodotti sanitari che hanno retto meglio in termini di volumi coi consumatori più propensi ripiegare su prodotti alimentari di fascia più bassa che a rinunciare a medicinali da banco o prodotti per la cura personale come il dentifricio.

Aziende poi che producono beni indulgence, il quotidiano britannico li inserisce nella categoria lusso accessibile, come bevande gassate e dolciumi, sono riuscite a mantenere i volumi spingendo al contempo i prezzi. E alcune di loro hanno detto che i prezzi dovranno aumentare ancora. Coca-Cola, ad esempio, ha aumentato i prezzi del 10% nel trimestre fino al 30 giugno, senza incidere sui volumi di vendita nello stesso periodo. Il direttore finanziario del produttore di bevande, John Murphy, ha dichiarato al Financial Times che la società continuerà ad aumentare i prezzi nella seconda metà dell’anno. Anche il produttore di cioccolato Lindt ha avvertito di ulteriori aumenti dei prezzi dopo averli già aumentati senza sacrificare i volumi di vendita. Lo stesso Schneider di Nestlé ha affermato che sarebbero necessari ulteriori aumenti dei prezzi, in particolare sui prodotti che si basano su cacao e zucchero, i cui prezzi sono aumentati vertiginosamente a causa delle carenze legate al clima.

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