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L’impresa della staffetta ai Mondiali, Jacobs: valevamo una medaglia

AttualitàL'impresa della staffetta ai Mondiali, Jacobs: valevamo una medaglia

Mai così bene le donne ma non basta: “Migliorare nel 2024″

Roma, 27 ago. (askanews) – Fantastica impresa della staffetta 4×100 maschile ai Mondiali di Budapest. Gli azzurri conquistano una meravigliosa medaglia d’argento con Roberto Rigali, Marcell Jacobs, Lorenzo Patta e Filippo Tortu in 37.62, dietro soltanto agli Stati Uniti che vincono in 37.38 ma davanti alla Giamaica, bronzo con 37.76. A quarant’anni dall’argento di Helsinki ’83 con Tilli, Simionato, Pavoni e Mennea, l’Italia è di nuovo sul secondo gradino del podio iridato realizzando il secondo crono di sempre a livello nazionale, a dodici centesimi dal 37.50 dell’oro olimpico di Tokyo e meglio del 37.65 di ieri in batteria. Straordinarie le frecce azzurre, con una strepitosa prestazione corale nell’esecuzione di cambi, mentre finisce quarta la Gran Bretagna (37.80) e quinto il Giappone (37.83). Per la squadra italiana è la medaglia numero 4 in questa edizione, come non accadeva dal 2001.

“Quando siamo scesi in pista – afferma Marcell Jacobs – sapevamo di poter vincere una medaglia dopo il risultato della batteria. Siamo i campioni olimpici, conosciamo il nostro valore. Siamo un gruppo super unito, ci fidiamo ciecamente l’uno dell’altro e ci siamo divertiti per andare a prenderci questo podio mondiale. Ho fatto fatica nella corsa, ma c’era l’energia del gruppo e ho dato tutto me stesso”. Filippo Tortu: “Non esiste il riscatto personale. Quando si corre per la staffetta, non ci si ricorda neanche di aver fatto la gara individuale ma si corre solo per gli altri, per portare il testimone al traguardo il più velocemente possibile, anche per i compagni che sono stati con noi per tutto l’anno e fanno parte della squadra. All’arrivo ho sentito il cuore esplodere, avevo bisogno di uno di loro perché non riuscivo a stare in piedi e allora sono andato da Roberto correndo… Sapevo che la nostra forza è questa”. Lorenzo Patta: “Non siamo una squadra, siamo fratelli. È una medaglia che vale tantissimo, forse per me vale più di quella di Tokyo, per come ci sono arrivato. Volevamo vincere, in finale si vuole sempre vincere, ma siamo felicissimi”. Aggiunge Roberto Rigali: “È una soddisfazione enorme! Devo tutto a chi ha creduto in me”.

Mai visto prima un risultato così prestigioso ai Mondiali per le donne della 4×100 metri, finora al massimo settime a Tokyo 1991 e Doha 2019. Con il secondo tempo italiano di sempre in 42.49, all’indomani del formidabile record di 42.14 in batteria, le azzurre si prendono il quarto posto: Zaynab Dosso e Dalia Kaddari, semifinaliste nei 100 e 200 metri, la capitana Anna Bongiorni e Alessia Pavese costretta a rallentare nella seconda parte di frazione per un problema muscolare. Nonostante l’imprevisto è un altro crono da urlo, mentre per le medaglie ci voleva un risultato sotto i 42 secondi: davanti Usa (41.03), Giamaica (41.21) e Gran Bretagna (41.97), quinta la Polonia argento continentale (42.49), seste le campionesse europee della Germania (42.98), si fermano Olanda e Costa d’Avorio, ritirata la Svizzera.

Parlano le azzurre, a cominciare dalla prima frazionista Zaynab Dosso: “Il quarto posto ci spinge a fare qualcosa di più nel 2024. È un lavoro di squadra, le prime due gare della stagione non erano andate bene, ma al momento giusto è uscito il risultato che ci meritavamo”. Dalia Kaddari: “Se ce l’avessero detto l’anno scorso, non ci avremmo mai creduto. Dobbiamo essere orgogliose di questo risultato, ci aspetteranno grandi cose”. Anna Bongiorni: “È incredibile pensare che siamo quarte al mondo. Le prime tre squadre hanno tutte dei mostri sacri in squadra, almeno una finalista, ma per noi ha funzionato il quartetto. Anche se possiamo ancora crescere dal punto di vista individuale, come squadra ci siamo e vogliamo lottare anche nella prossima stagione per sognare qualcosa di ancora più grande”. Alessia Pavese: “Super contenta, c’è un’energia pazzesca in questo gruppo. Peccato solo per questo fastidio al bicipite femorale che non mi ha permesso di correre bene gli ultimi cinquanta metri, ma vuol dire che ci rifaremo l’anno prossimo”.

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