Libano, Salamey (Università di Beirut): “Abbandonato anche dall’Iran”

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ROMA – Il Libano è sempre più solo. Disilluso e tradito, anche dall’Iran, che finora si è concentrato non tanto sul supporto a Hezbollah quanto sul tentativo di evitare uno scontro diretto con Israele. È l’analisi condivisa con l’agenzia Dire da Imad Salamey, professore di Politica del Medio Oriente all’American University di Beirut. Si parla dopo un’altra notte di bombardamenti israeliani sulla capitale del Libano, dove ci sono state nuove vittime civili e sarebbe stato ucciso anche Muhammad Rashid Skafi, responsabile della Comunicazione di Hezbollah.

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“In città le preoccupazioni principali riguardano la sicurezza, l’alloggio e l’accesso ai servizi di base” dice Salamey. “Beirut sta affrontando un afflusso massiccio di persone sfollate, che mettono enorme pressione sulla sua già fragile infrastruttura e sulle sue limitate risorse”. Secondo il professore, “il sovraffollamento e la competizione per le risorse si stanno aggravando e lo Stato libanese non è in grado di rispondere con efficacia alle necessità sia della popolazione locale che di quella giunta dalle regioni del sud”. Secondo il governo di Beirut, le persone costrette a lasciare le proprie case dall’offensiva aerea e terrestre di Israele sono già oltre un milione e 200mila. Sullo sfondo, il timore che il conflitto possa protrarsi, facendo diminuire nel tempo gli aiuti umanitari, forniti anche dall’Unione Europea e dall’Italia, che ha annunciato proprio oggi stanziamenti per 17 milioni di euro in risposta a un appello dell’Onu. Secondo Salamey, “se le risorse dovessero diventare ancora più scarse, si rischierebbero saccheggi, disordini e conflitti settari e questo aggraverebbe ancora la crisi sociale ed economica”.

C’è poi il contesto regionale più ampio. “In Libano molte persone si sentono disilluse e tradite”, dice Salamey, “perché la risposta dell’Iran al conflitto è stata percepita come minima e insufficiente, soprattutto considerando i sacrifici e le perdite affrontate da Hezbollah“. Il professore continua: “Il coinvolgimento limitato dell’Iran, insieme al suo apparente tentativo di distanziarsi dal conflitto, ha alimentato rabbia e frustrazione tra la base di Hezbollah e nella più ampia comunità sciita”. La tesi di Salamey è che “mentre i combattenti libanesi vengono spinti in una onerosa battaglia presentata come in sostegno dei palestinesi della Striscia di Gaza, Teheran sembra concentrata a evitare uno scontro diretto con Israele”. Le conseguenze della scelta dell’Iran potrebbero essere anche di medio e lungo periodo. “Si diffonde la percezione che il Libano sia lasciato solo nel sopportare il peso del conflitto” evidenzia il professore. “Qualsiasi ulteriore esitazione da parte di Teheran potrebbe approfondire il senso di isolamento e risentimento tra i suoi alleati libanesi, anche innescando cambiamenti nelle alleanze e nelle dinamiche di potere regionali”.

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