La Bce: le prospettive di crescita e inflazione restano molto incerte

AttualitàLa Bce: le prospettive di crescita e inflazione restano molto incerte

La Banca centrale nell’ultimo bollettino economico

Roma, 10 ago. (askanews) – “Le prospettive per la crescita economica e l’inflazione restano estremamente incerte”. Lo scrive la Bce nel suo bollettino economico elencando tra i rischi al ribasso per la crescita “la guerra ingiustificata della Russia contro l’Ucraina e l’incremento delle tensioni geopolitiche su più ampia scala”, che “potrebbero frammentare il commercio internazionale e quindi gravare sull’economia dell’area dell’euro”. Rischi al ribasso sulla crescita anche se “gli effetti della politica monetaria fossero più forti delle attese o se l’economia mondiale si indebolisse, deprimendo la domanda di esportazioni dell’area dell’euro”. Ma il Pil del’eurozona potrebbe superar ele previsioni “se, grazie alla vivacità del mercato del lavoro, all’incremento dei redditi reali e alla minore incertezza, cittadini e imprese riacquistassero fiducia e aumentassero i consumi”. “Fra i rischi al rialzo per l’inflazione vi sono possibili nuove pressioni verso l’alto sui costi dei beni energetici e alimentari, legate anche al ritiro unilaterale della Russia dall’iniziativa per il trasporto dei cereali dal Mar Nero (Black Sea Grain Initiative). Le condizioni metereologiche avverse, alla luce dell’evoluzione della crisi climatica, potrebbero far salire i prezzi dei beni alimentari più del previsto – argomenta la Bce -. Oltre a ciò, un incremento duraturo delle aspettative di inflazione al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo, oppure aumenti delle retribuzioni o dei margini di profitto maggiori di quanto anticipato, potrebbero spingere al rialzo l’inflazione, anche nel medio termine. Per contro, una domanda più debole, riconducibile ad esempio a una più intensa trasmissione della politica monetaria, condurrebbe a un allentamento delle pressioni sui prezzi, soprattutto nel medio periodo. Inoltre, l’inflazione si ridurrebbe più velocemente se il calo delle quotazioni dell’energia e i minori rincari dei beni alimentari si trasmettessero ai prezzi degli altri beni e servizi più rapidamente di quanto attualmente atteso”.

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