ROMA – Cresce la tensione in Medio Oriente dopo l’uccisione in pochi giorni da parte di Israele di comandanti di Hamas e Hezbollah tra Teheran e Beirut, e così il Pentagono annuncia l’invio di ulteriori navi da guerra, aerei da combattimento e missili balistici alle sue basi in Medio Oriente per proteggere le sue truppe sul terreno e sostenere l’alleato Israele. Stando all’emittente Cnn, fonti ufficiali americane si sono dette certe che un eventuale attacco iraniano contro Israele “sarà più ampio e complesso” rispetto a quello dello scorso 13 aprile: quel giorno decine di missili vennero lanciati contro lo Stato ebraico, in risposta al bombardamento del precedente primo aprile nel quale le forze di Tel Aviv avevano colpito il consolato di Teheran nella capitale siriana Damasco. Contando su diverse ore di vantaggio, le forze israeliane furono in grado di neutralizzare gli attacchi.
Anche in questo caso Israele potrebbe avere il tempo necessario a prepararsi, in quanto, se in possesso di informazioni corrette, le stesse fonti interne al Pentagono sostengono che un attacco iraniano “arriverà a giorni”. È invece Sky News Arabia a diffondere date più precise: citando non meglio specificate “fonti di intelligence occidentali” si sostiene che l’Iran, insieme a Hezbollah e altri gruppi regionali – riuniti nel cosiddetto ‘asse della resistenza’ – attaccheranno il 12 e 13 agosto, giorni in cui cadono le commemorazioni della distruzione del Tempio di Gerusalemme.
Dopo l’uccisione del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran giovedì scorso, l’Iran ha promesso azioni, mentre dal gruppo libanese Hezbollah hanno fatto sapere che con l’uccisione del leader Fuad Shukr, lo scontro con Israele sarebbe entrato “in una nuova fase”. In Libano, come riferiscono le fonti locali, la popolazione teme che il Paese sarà trascinato in una guerra. Già si registrano dal 7 ottobre morti a sud a causa dello scambio di attacchi tra Hezbollah e l’esercito israeliano: si sono tenuti stamani i funerali a Shema’a di una famiglia di quattro rifugiati siriani – composta dalla madre e tre figli – rimasti uccisi in un raid israeliano ieri, mentre tre cittadini libanesi sono rimasti feriti.
Le tensioni proseguono dal 7 ottobre, quando Hamas ha aggredito il sud di Israele, causando circa 1200 morti. Ma negli ultimi giorni la tensione è salita enormemente, come conferma la decisione di numerose compagnie aree – tra cui US Delta Airlines, British Airways e Swiss International Air Lines – di cancellare i voli verso Libano ed Israele, o dei governi di richiamare i propri connazionali. Stamani l’ambasciata di Svezia ha annunciato la chiusura della sua sede a Beirut. Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha giudicato “non utile alla pace” l’omicidio di Haniyeh, che sedeva al tavolo dei negoziati di pace tra il movimento e Israele per porre fine agli oltre 300 giorni di offensiva militare sulla Striscia di Gaza. Intanto però il Pentagono, come scrive il New York Times, “sta cercando di calibrare la risposta americana”, selezionando “la varietà di caccia da inviare il più giusta e il più rapidamente possibile, per aiutare Israele a difendersi, senza dare l’impressione di voler inasprire il conflitto”.
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