Le richieste della Piattaforma tecnologica di Cibo e Cic
Rimini, 10 nov. (askanews) – Il biogas e il biometano hanno un ruolo fondamentale nella transizione eco-energetica. Lo confermano i numeri: in Italia vengono prodotti 2 miliardi e mezzo di mc di gas rinnovabile destinato soprattutto alla produzione elettrica e termica rinnovabile e per una quota minoritaria immesso in consumo come biometano nel settore dei trasporti. Ora, però, il nostro paese può aspirare a obiettivi ancora più ambiziosi se verranno realizzati nuovi impianti e riconvertiti una parte di quelli esistenti. A chiederlo – in occasione della fiera internazionale Ecomondo a Rimini – sono i rappresentanti della Piattaforma Tecnologica Nazionale del Biometano coordinata dal CIB – Consorzio Italiano Biogas e dal CIC – Consorzio Italiano Compostatori.Spiega Lella Miccolis, Presidente Consorzio Italiano Compostatori: “Noi produciamo più o meno 200 milioni di metri cubi di biometano, ma i nostri obiettivi sono di andare almeno al miliardo. Quindi c’è bisogno di progetti che vengano cantierizzati dopo essere stati autorizzati e poi ovviamente c’è bisogno di un sistema di incentivazione che sostenga questi investimenti perché sono investimenti molto onerosi”.Gli operatori hanno bisogno di programmare gli investimenti oltre i termine stabiliti dal Pnrr, almeno oltre il 2030. E poi c’è bisogno di regole chiare, applicabili e soprattutto omogenee e quindi eque.”Se le regole sono omogenee, gli operatori non entrano in concorrenza tra di loro, perché mai e poi mai bisogna dare come un il ‘la’ alla concorrenza tra operatori che devono andare nella stessa direzione per il bene non solo delle aziende che guidano, ma anche dell’economia italiana tutta” prosegue Miccolis.Bisogna dare maggiore impulsò non solo alla quantità ma soprattutto alla qualità dei rifiuti organici raccolti nelle città italiane: “Noi stiamo notando che la quantità della Forsu differenziata è salita negli anni. Certo, adesso la curva si sta un po’ appiattendo perché siamo andati bene, siamo andati forti e veloci in questi anni, però a discapito della qualità. Perché soprattutto nel 2022 è stato registrata un’impennata di peggioramento della qualità. In che cosa si traduce? Si traduce in un non effettivo riciclo poi di questa Forsu e anche in onorosità di costi di gestione da parte degli impianti che ovviamente si ribaltano poi sulla tariffa di conferimento di questi rifiuti negli impianti e i Comuni poi i soldi li prendono dalla Tari, cioè la Tari è la tassa rifiuti che ogni cittadino paga, quindi dobbiamo invertire la rotta” conclude Miccolis.Servono maggiori risorse anche per i Comuni che devono investire maggiormente sulle campagne di comunicazione.