ROMA – L’ex vicepresidente degli Stati Uniti Dick Cheney è morto all’età di 84 anni. Lo ha reso noto la famiglia.
“Richard B. Cheney, 46° vicepresidente degli Stati Uniti, è morto la notte scorsa, 3 novembre 2025. Aveva 84 anni”, si legge nella nota della famiglia. “La sua amata moglie, Lynne, con cui era sposato da 61 anni, le sue figlie, Liz e Mary, e altri familiari erano con lui al momento della sua scomparsa. L’ex vicepresidente è morto a causa di complicazioni dovute a polmonite e malattie cardiache e vascolari.”
“Per decenni, Dick Cheney ha servito la nostra nazione, ricoprendo anche il ruolo di Capo dello staff della Casa Bianca, membro del Congresso del Wyoming, Segretario della Difesa e Vicepresidente degli Stati Uniti. Dick Cheney era un uomo grande e buono che ha insegnato ai suoi figli e nipoti ad amare il nostro Paese e a vivere una vita di coraggio, onore, amore, gentilezza e pesca a mosca. Siamo infinitamente grati per tutto ciò che Dick Cheney ha fatto per il nostro Paese. E siamo infinitamente fortunati ad aver amato ed essere stati amati da questo nobile gigante di uomo”.
Cheney è stato una figura chiave della politica americana e considerato da molti il vicepresidente più potente della storia degli Stati Uniti. Affiancò George W. Bush nei due mandati presidenziali e ne fu il consigliere più ascoltato negli anni della guerra al terrorismo. Aveva convissuto a lungo con gravi patologie cardiache: cinque infarti tra il 1978 e il 2010, un pacemaker dal 2001 e un trapianto di cuore nel 2012, che gli aveva consentito di tornare a una vita relativamente attiva.Negli ultimi anni aveva stupito il mondo politico americano annunciando che avrebbe votato per la democratica Kamala Harris alle elezioni del 2024, definendo Donald Trump “una minaccia per la democrazia” e ribadendo che “il dovere verso la Costituzione viene prima delle fazioni”. Una posizione condivisa dalla figlia Liz Cheney, ex deputata repubblicana del Wyoming, che aveva rotto con Trump dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021.Veterano del potere a Washington, Cheney fu architetto delle principali scelte strategiche dell’amministrazione Bush: dalla dottrina della “democrazia armata” esportata con la forza, ai tagli fiscali interni, fino al rafforzamento dei poteri presidenziali, che riteneva indeboliti dal Vietnam e dallo scandalo Watergate.E’ stato un vicepresidente atipico, operava come un super-ministro con accesso illimitato a ogni dossier, intervenendo su nomine, leggi, politica estera e sicurezza nazionale. È in quest’ultimo ambito che lasciò il segno più controverso: da segretario alla Difesa aveva pianificato la Guerra del Golfo del 1991. In carica dall’11 settembre 2001, assunse il comando dopo gli attacchi a New York e Washington, mentre Bush veniva portato in salvo in tutta fretta. Credeva che l’amministrazione Bush “avesse l’obbligo di fare tutto il necessario per difendere l’America”.Le truppe furono mandate in Afghanistan , a combattere i talebani e a dare la caccia ad al-Qaeda. Ma il posto di Cheney nella storia sarà segnato, appunto, dalla decisione di invadere l’Iraq. Un decennio dopo, la giustificazione pubblica di Bush e Cheney fu che il dittatore iracheno era legato ad al-Qaeda e quindi all’11 settembre, e possedeva armi di distruzione di massa. Nel marzo 2003, quando le forze statunitensi e della coalizione invasero il Paese, non erano state trovate prove per nessuna delle due accuse. Furono presto dimostrate false.Durante il primo mandato di Bush, molti osservatori si chiedevano se il vero potere della Casa Bianca non fosse nelle mani del vicepresidente. L’immagine di “Darth Vader dell’amministrazione”, come Cheney venne soprannominato, lo accompagnò a lungo. Lo stesso Bush raccontò nelle sue memorie che Cheney si offrì di non ricandidarsi nel 2004 per evitare quella percezione. Il presidente rifiutò: “Apprezzavo la sua lealtà e la sua fermezza”, scrisse.
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