ROMA – Prima di dare della “stronza” al Presidente del Consiglio Vincenzo De Luca è stato, per lunghissimi mesi, il Chuck Norris dell’Italia in lockdown. Il governatore col lanciafiamme. Mandante di se stesso ed esecutore in proprio della politica dello “sceriffo”. Di sponda sul web, a colpi di tormentoni ed ordinanze. Col metro opportuno, i tagli da meme, la grammatica giusta. Andava contro tutto e tutti, con applicazione scientifica: le feste di laurea, Halloween, i battesimi, i runner “cinghialoni”, le sentenze sulla Juve “limpide come un scodella di bagna cauda”. Ecco in cosa s’è cacciata Meloni, con l’imboscata di Caivano: ha innescato il campione dei pesi massimi della rissa mediatica. De Luca ha un repertorio da mattatore, può andare avanti per settimane. Il fuoco di replica di oggi è solo un aperitivo del Vietnam possibile.
C’è stato un tempo in cui a Napoli si viveva col riflesso condizionato, una sorta di stress post-traumatico: il timore che ogni passo falso corrispondesse alla cazziata del governatore. E così gli avversari politici, messi su una graticola alimentata con notevole fantasia. Salvini più di tutti, per esempio. Più volte “somaro”, gli disse anche che “ha la faccia come il suo fondoschiena, peraltro usurato”.
Oggi De Luca cita a suo uso e consumo Berlusconi due volte. La prima, sfacciata, richiamando i famosi appunti in cui il Cavaliere dava a Meloni, numerando, della “1. Supponente 2. Prepotente 3. Arrogante 4. Offensivo”. La seconda, per intenditori, quando le rinfaccia la “raffinata eleganza”, come le sue famigerate cene. Stronza? “Ci ha tenuto a comunicare la sua vera identità”. Tutto molto bello, con i video spezzettati un tanto al giga per diventare virali sui social. D’altra parte, in tempi diversi, aveva chiamato i nuovi dirigenti del Pd “maleducati, imbecilli, pinguini”.
Meloni era già stata dichiarata “stracciarola” dal Presidente campano. E lei, piccata, aveva risposto dal salotto di Vespa: “Guardiamo come ha speso la Campania i fondi di coesione. Lì ho trovato la festa del fagiolo e della patata, la rassegna della zampogna, la festa del caciocavallo podolico, la sagra dello scazzatiello e del cicatiello…”. Una gustosa deviazione enogastronomica.
Il personaggio De Luca s’era già mangiato l’istituzione, riducendo ai minimi termini i suoi imitatori: De Luca che fa De Luca è molto meglio di Crozza che fa De Luca. E’ uno stand up Governor. Meloni è salita sul suo palco. Un ring. Ha sfidato il Mike Tyson del dissing politico. Povera lei.
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