A rischio un settore che vale 3,1 miliardi di euro
Roma, 21 feb. (askanews) – Importazioni selvagge dall’estero, cambiamenti climatici e aumento dei costi di produzione colpiscono il florovivaismo italiano, mettendo a rischio un settore cardine del made in Italy che vale 3,1 miliardi di euro e garantisce lavoro a 200mila persone. “Nonostante questo, le nostre aziende hanno saputo raggiungere un record storico di export che nel 2023 supera l’1,25 miliardi”: lo ha detto il presidente della Coldiretti Ettore Prandini dal Myplant&Garden di Milano. Le aziende florovivaistiche italiane sono oltre 17.000 e gestiscono 45mila ettari di territorio.
“Occorre – ha aggiunto Prandini – combattere la concorrenza sleale di prodotti importati dall’estero facendo in modo che piante e fiori vendita in Italia e in Europa rispettino le stesse regole su ambiente, salute e diritti dei lavoratori. Il florovivaismo è anche l’espressione di una agricoltura multifunzionale capace di generare esternalità positive per il bene della comunità e dell’ambiente, nonostante i rincari e le grandi difficoltà economiche”.
Oltre alle difficoltà climatiche e all’esplosione dei costi di produzione, i maggiori pericoli per il settore vengono anche dalla concorrenza sleale dall’estero, con le importazioni di piante e fiori che nel 2023 hanno raggiunto il valore di quasi 900 milioni di euro, in crescita del 33% rispetto all’anno precedente, rileva Coldiretti. Spesso si tratta di prodotti ottenuti dallo sfruttamento, come nel caso delle rose dal Kenya, per il lavoro sottopagato e senza diritti, o dei fiori dalla Colombia dove a essere penalizzate sul lavoro sono le donne.
Il problema riguarda anche le triangolazioni attraverso l’Olanda che importa fiori da Paesi extracomunitari per rivenderli sul mercato comunitario. Ben 2/3 delle importazioni in valore di fiori e piante arrivano in Italia dall’Olanda, anche se non sono mancate spedizioni dirette da Etiopia (2,7 milioni di euro), Colombia (3 milioni), Kenya (4 milioni) o Thailandia (7 milioni).