ROMA – È soprannominato “l’Orban slovacco”, definizione che sarebbe, già di per sé, sufficiente a tracciare l’attuale profilo politico di Robert Fico, il capo del Governo di Bratislava che versa in condizioni gravissime, dopo essere stato vittima di un agguato a 180 km a nord-est dalla capitale. L’uomo a cui le elezioni nazionali del 30 settembre 2023 avevano restituito una terza vita politica (era già stato primo ministro dal 2006 al 2010 e dal 2012 al 2018), una vera rinascita dopo la drammatica fine della sua seconda esperienza alla guida del Paese. Fu costretto alle dimissioni a seguito delle inchieste per corruzione e delle manifestazioni in piazza per la morte del giornalista investigativo Ján Kuciak, ucciso in casa insieme alla sua fidanzata Martina Kusnirova. Il reporter aveva denunciato la vicinanza alla ‘Ndrangheta di alcuni politici nel cerchio magico di Fico. Era il 2018.
IL CAMBIO DI PARADIGMA
La parabola di Fico sembrava ormai discendente e la sua esperienza da leader destinata a esaurirsi. Ha invece sorpreso tutti. Il partito che egli stesso aveva fondato nel 1999, Smer, alternativa moderata di sinistra al comunismo, progressista ed europeista, è stato stravolto. Ripartito da zero, con una nuova identità, Robert Fico ha vinto le ultime elezioni proponendosi ai cittadini con un’impronta xenofoba, populista, filorussa, ultranazionalista. Dalle urne è uscito con oltre il 23% dei voti. Si è apertamente dichiarato contrario all’invio delle armi in Ucraina e contrario all’ingresso di Kiev nella Nato.
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