“Un importante strumento per la reputazione aziendale”
Roma, 22 set. (askanews) – “Lo strumento della certificazione della parità di genere è importante quando l’azienda comprende l’importanza della sua applicazione. Non è obbligatoria ma dà l’agevolazione al datore di lavoro di partecipare a dei bandi nazionali ed europei ed avere dei punteggi superiori. Auspichiamo un cambio culturale nel nostro Paese, che non ci debba essere un’imposizione da parte del legislatore per far cambiare la cultura. Per questo non amo parlare di “quote rosa” ma di quote di genere. La legge sulle quote di genere è stata una sconfitta sia per gli uomini che per le donne”. Lo ha detto nel suo intervento Anna Maria Gandolfi, consigliera regionale per la Parità della regione Lombardia, all’evento “L’opportunità delle pari opportunità”, stamane a Milano alla Fondazione Stelline, organizzato da 4shiva.
Un incontro importante per “il confronto rispetto alle attività portate avanti dalle consigliere delle Pari Opportunità. In Italia – ha sottolineato Sonia Alvisi, consigliera regionale per la Parità in Emilia Romagna – la metà delle donne non lavora ma molte delle donne sono altamente scolarizzate e hanno spesso risultati scolastici più importanti rispetto ai maschi. E’ come se si investisse su degli atleti di talento per poi non farli giocare. Il nostro Paese deve abbattere il divario di genere sul lavoro. Abbattere questo divario fa bene alle donne e all’Italia”.
Una visione ottimistica non condivisa da Anna Limpido, consigliera regionale per la Parità della regione Friuli Venezia Giulia, che nel suo intervento parla di risultati ben lontani da quelli sperati: “Oggi su “Il Piccolo” – ha raccontato – leggo che il 22% delle donne guidano le aziende in Italia. Potremo parlare di parità di genere solo quando avremo raggiunto il 50%”. Una parità che può e deve essere raggiunta, per questo Ivana Pipponzi, consigliera regionale per la Parità della regione Basilicata si è soffermata sull’importanza del rapporto biennale sulla situazione del personale: “Un documento prezioso a cui sono tenute obbligatoriamente a redigerlo le aziende pubbliche e private, con oltre 50 dipendenti. La pubblicazione di questo rapporto ha come obiettivo sensibilizzare e consolidare una cultura della parità, vista non solo sotto l’aspetto dell’equità sociale ma anche come motore di crescita. Serve sia per far emergere discriminazioni sul posto di lavoro ma anche ad indurre le imprese a riconsiderare le loro politiche aziendali e così a migliorare la loro reputazione e immagine aziendale”.
In questa veste le consigliere della Parità di genere sono come un pubblico ufficiale che verifica eventuali condotte discriminatorie delle aziende, perché non è solo un discorso economico e di sgravi contributivi, ma di reputazione aziendale che passa attraverso un cambio culturale radicale.