Calenda: un tavolo sul salario è comunque positivo, non temo una passerella

AttualitàCalenda: un tavolo sul salario è comunque positivo, non temo una passerella

Il rischio fallimento è alto ma confrontarsi è importante. Renzi nel 2018 proponeva il salario minimo, ora è contrario

Roma, 11 ago. (askanews) – “Non considero e non mi preoccupa il rischio passerella. Quando i politici dimostrano di sapersi sedere insieme per discutere e confrontarsi su un problema reale che il Paese ha come il lavoro povero, la politica dà comunque un bel segnale. Già questo è positivo: ci si confronta e si lavora insieme anche a ferragosto anzichè insultarsi”. Detto questo, “il rischio che non ci sia un risultato è molto alto: le posizioni sono molto lontane”.

Lo ha detto il segretario di Azione Carlo Calenda, ospite a Radiorai1 a Radio anch’io, sull’incontro sul salario minimo legale a palazzo Chigi alle 17 fra la premier Giorgia Meloni e il Governo con i leader delle opposizioni eccetto Matteo Renzi.

“Va ricordato – sottolinea Calenda- che l’iniziativa di questo incontro è nostra. Siamo stati noi a chiedere a Meloni di confrontarsi direttamente con le opposizioni e ad aver costruito questo tavolo. La politica non è restare ciascuno nel proprio campi piantando bandierina. Bisogna confrontarsi e andare agli incontri con spirito costruttivo. Noi delle opposizioni lo abbiamo fatto: abbiamo costruito una proposta unitaria e la abbiamo presentata in Parlamento. Ora andiamo a palazzo Chigi ad ascoltare e valutare le posizioni e che cosa propone il Governo”.

Quanto all’assenza di Italia Viva e Matteo Renzi che non hanno condiviso la proposta unitaria delle oppposizioni e non saranno a palazzo Chigi, “Renzi – commenta Calenda- fa le sue scelte: nel 2018 proponeva il salario minimo, ora evidentemente ha cambiato idea”. D’ altra parte ormai il Terzo Polo “non esiste più” perchè “Azione e Italia Viva sono due partiti diversi che hanno fatto e fanno scelte diverse e seguiranno percorsi futuri”. Anche se al momento continuano a condividere i gruppi parlamentari “sul cui futuro si vedrà il da farsi” a settembre.

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