Ancora bombardamenti a Beirut, il Libano denuncia un milione di sfollati ma Israele respinge il cessate il fuoco

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ROMA – La guerra che Israele sta conducendo sul Libano “ha causato un milione di sfollati”: a dare l’allarme è il primo ministro uscente Najib Mikati, il quale ha aggiunto che “sembra configurarsi come il più massiccio sfollamento mai registrato”.

Dichiarazioni che arrivano mentre il ministro degli Affari Esteri israeliano, Israel Katz, in un messaggio indirizzato a ministri degli Esteri di venticinque Paesi, respinge il cessate il fuoco: “L’unico modo per accettare il cessate il fuoco è spostare Hezbollah a nord del fiume Leonte e disarmarlo“. Lo riferisce la testata locale Kan, aggiungendo che tra gli Stati raggiunti dal dispaccio, oltre a quelli coinvolti nei negoziati, ci sarebbero Germania, Gran Bretagna, Canada nonché l’Italia.

Il capo della Diplomazia di tel Aviv ha quindi indicato come condizione necessaria il trasferimento di tutti i combattenti e gli affiliati del gruppo politico-militare libanese oltre il fiume Leonte, che idealmente delimita la regione meridionale dove si concentrano individui e postazioni.

Katz ha aggiunto: “Solo la piena attuazione di tutte le risoluzioni del Consiglio di sicurezza dell’Onu riguardanti il Libano porterà a un cessate il fuoco e finché ciò non accadrà, Israele continuerà le sue azioni per garantire la sicurezza dei suoi cittadini e il ritorno dei residenti del nord alle loro case”.

Il riferimento è alla risoluzione 1701 emessa nel 2006, dopo la guerra tra Israele e il gruppo armato. Raggiunto il cessate il fuoco, il Consiglio chiese il disarmo dei combattenti del movimento sciita, una volta che si era concluso il completo ritiro delle truppe israeliane dal sud del Libano.

I BOMBARDAMENTI IN LIBANO

Intanto non si fermano i bombardamenti sul paese, dove nelle ultime 24 il bilancio è di 136 vittime stando al ministero della Salute, di cui cinquanta solo nella giornata di ieri. Colpito nuovamente stamani il quartiere di Dahyieh, nel sud di Beirut. Già avari raid si erano registrati nei pressi del centro e, secondo Al Jazeera, le vittime sarebbero almeno tre. 

Nei raid israeliani sarebbe inoltre rimasto ucciso il comandante in Libano del gruppo palestinese Hamas, Fateh Sherif Abu el-Amin. Lo ha confermato il movimento stesso, aggiungendo che nell’attacco contro la sua abitazione nel sud sarebbero morti anche “vari membri della sua famiglia”, L’esercito israeliano non ha confermato ma ha riferito di un raid in quell’area.

GLI ATTACCHI ISRAELIANI IN MEDIO ORIENTE

Attacchi israeliani si continuano a registrare anche sulla Striscia di Gaza: colita la zona settentrionale di Beit Lahiya. Due persone sono morte in un raid stamani, che si aggiungo alle quattro rimaste uccise ieri nell’attacco contro la scuola-rifugio di Umm al-Fahm. Ieri l’esercito israeliano ha inoltre colpito la città portuale di Hodeidah, in Yemen. Stamani un piccolo gruppo di manifestanti si è riunito davanti la residenza del premier Benjamin Netanyahu a Gerusalemme per invocare azioni che possano consentire il ritorno a casa degli ostaggi israeliani tenuti a Gaza da Hamas, mentre la testata israeliana Hareetz in un editoriale evidenzia la possibilità che il capo del governo abbia “completamente perso interesse” per la questione, dati i nuovi fronti aperti in Libano e Yemen.

SINDACATI: MORTE STUDENTE AQUILA ACCELERI CESSATE FUOCO

Aveva 25 anni Hadi Zaiter, lo studente di ingegneria dell’Università de L’Aquila rimasto ucciso insieme ai familiari in un bombardamento dell’esercito israeliano lo scorso 23 settembre a Baalbek, nel nord del Libano.

A rilanciare la denuncia della sua morte, invocando un “cessate il fuoco immediato”, sono in una nota i sindacati Flc Cgil nazionale e Flc Cgil, insieme all’Unione degli Universitari (Udu) de L’Aquila.

“Sentiamo il dovere- scrivono in una nota- di invitare tutte le agenzie formative, in primis scuole e università, a riflettere sulla necessità non più procrastinabile di mettere in campo azioni, scelte ed atti concreti che possano collaborare ad invertire lo scenario preoccupante che abbiamo davanti. Da ormai 359 giorni Israele attua un impunito genocidio del popolo palestinese estendendo le sue azioni nefaste anche ad altri Paesi, come appunto il Libano”.

I responsabili ricordano che “già mesi fa, rappresentanti dell’UDU nel Senato accademico e nel Consiglio di amministrazione di Univaq avevano presentato una mozione che impegnasse l’Ateneo a ristabilire relazioni con le università palestinesi, particolarmente nella striscia di Gaza”, oltre che “a rescindere rapporti con istituzioni militari e ad orientare le proprie attività di ricerca in campi diversi da quello bellico non sottoscrivendo nuovi accordi con istituzioni militari o con enti produttori di armi”.

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