Boccia: “Sangiuliano soffriva la satira, mi diceva che si sarebbe ritirato a fare il cameriere a Pechino”

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ROMA – “Mi sono data una regola. Io non voglio più parlare, a meno che non sia obbligata a farlo”, dice Maria Rosaria Boccia mentre parla (evidentemente senza costrizioni) a Luca Telese, per Il Centro. La donna che ha fatto dimettere Sangiuliano torna sulla telenovela che per qualche giorno ha aizzato politica e gossip dell’intero Paese. “Ho sopportato tante fesserie – dice – maldicenze costruite in palese malafede, e mi sono cucita la bocca. Sono diventata quasi olimpica. Zen”.

“Gennaro Sangiuliano ha denunciato, lui che denuncia me! Gli ottimi magistrati che giudicheranno adesso hanno in mano le prove che confermano per filo e per segno la mia versione. Prove fornitemi da Sangiuliano. Inconsapevolmente temo. Se c’è una vittima, in questa storia sono io! Penso che consultando i dialoghi integrali, quelli da cui il ministro si dichiara minacciato, si metteranno a ridere”.

“Il giorno prima della sua intervista al Tg1 Sangiuliano mi chiamò e mi disse riferendosi a chi non voleva la mia nomina: “Non farmelo ripetere al telefono, tu conosci bene il motivo. Tu sai perché!”. Ma lo sa che in quella lunga telefonata del 3 settembre, il giorno prima dell’intervista al Tg1, Gennaro non ebbe il coraggio di dirmi che avrebbe parlato di me e di fatti personali al Tg1? È lui che ha parlato della mia persona violando la mia privacy. Si rende conto cosa accadde a mio padre, che a momenti sveniva? Al mio telefono che stava esplodendo? Le sembra che fosse lui la vittima? Io non avevo detto una parola in pubblico su di lui!”.

Boccia dice che Sangiuliano “soffriva per la satira, le battute, e diceva che eravamo diventati entrambi dei bersagli. Ricordo che diceva: “Dagospia mi chiama Genny Delon!”. Sui social mi chiamano “Bombolo!”. Io non reggo più, scompaio. Disse una cosa grottesca: “Mi seppelirò nell’ultimo ufficio della Rai! Farò l’archivista nella redazione regioni in mezze maniche! Mi ritiro in convento”. E poi il fuoco d’artificio finale: “Imparerò il cinese, e andrò a fare il cameriere in un ristorante a Pechino”. Ma poi c’è la perla. Questa proposta, che non potrò più dimenticare. Diceva che era dovuto sparire in questi nove giorni. Ma che avrebbe comprato un telefonino e che avrebbe dato il nuovo numero solo a me, e che lo avremmo usato per parlare solo noi due”.

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