Netanyahu e il mito dei “liberatori” del Medio Oriente: tutti i fallimenti degli Stati Uniti e di Israele

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ROMA – Cosa accade in Medio Oriente?

Riprendendo Federico Rampini sul Corsera, abbiamo provato a dare una chiave di lettura sul perché l’Iran appare solo nella guerra contro Israele e chi sono i grandi assenti in questo conflitto.

NETANYAHU, I ‘PERSIANI’ E LA LIBERAZIONE DELL’IRAN

Con Alberto Negri sulle pagine de il Manifesto, offriamo un punto di vista alternativo.

L’editorialista parte dalle parole di Netanyahu, che rivolgendosi alla popolazione iraniana (definita “popolo persiano”) ha affermato: ‘”Quando l’Iran sarà finalmente libero, e quel momento arriverà molto prima di quanto la gente pensi, tutto sarà diverso. I nostri due antichi popoli, il popolo ebraico e il popolo persiano, saranno finalmente in pace”.

Secondo Negri, “è assai singolare che Netanyahu, il cui orizzonte mentale e ideologico sono la violenza e la guerra, prometta di liberare gli iraniani visto che in patria ha deciso di tenere i palestinesi in un regime di apartheid e non si pone neppure il problema di uno stato palestinese. Ma in anni recenti, senza risalire alle spartizioni anglo-francesi, ce ne sono stati altri che si sono proposti come ‘liberatori’. I loro clamorosi insuccessi sono diventati l’emblema delle tragedie mediorientali”.

IRAQ E AFGHANISTAN

Negri ricorda “quando gli americani dopo l’11 settembre invadono l’Afghanistan” e finiscono “come sappiamo: con la riconsegna del Paese ai talebani e una vergognosa fuga da Kabul“.

Secondo il saggista, “il ‘capolavoro’ del corteo dei ‘liberatori’ è l’Iraq. Nel 2002 il professor Bernard Lewis, uno dei massimi esperti di Medio Oriente, convince il presidente Bush junior e il suo vice Cheney ad attaccare Saddam Hussein e scrive: ‘Se avremo successo ad abbattere il regime iracheno e iraniano vedremo a Baghdad e Teheran scene di giubilo ancora maggiori di quelle seguite alla liberazione di Kabul’. Ma né a Baghdad né a Kabul ci sono mi state le gioiose manifestazioni immaginate dal professore”.

A FERMARE AL QAEDA FURONO I PASDARAN IRANIANI

Il Manifesto prosegue analizzando che “l’Iraq, occupato nel 2003 con la menzogna di scovare armi di distruzione di massa mai trovate, fu inghiottito da nuove guerre, dal terrorismo di Al Qaeda e poi fatto a pezzi dal Califfato: centinaia di migliaia di morti e milioni di profughi, così come avvenne in Siria. Peccato che ci siamo dimenticati che a fermare l’Isis a 40 chilometri da Baghdad, quando l’esercito iracheno si era ormai completamente sbandato, non furono gli Usa ma i Pasdaran iraniani e gli Hezbollah guidati dal generale Soleimani, poi ucciso dagli americani nel gennaio 2021″.

IL PIANO DI ATTACCO A 7 PAESI

Si legge ancora: “Il Pentagono aveva delineato dei piani per attaccare dopo l’Afghanistan sette Paesi mediorientali in 5 anni: Sudan, Somalia, Libia, Libano, Siria, Iraq e Iran. Come è andata a finire lo sappiamo: un disastro con cui abbiamo ancora a che fare. Per non parlare delle ‘primavere arabe’ del 2011 la cui onda venne cavalcata dall’amministrazione Obama: dovevano portare la democrazia e sono finite in regimi autocratici”.

Negri conclude: “Oggi siamo tornati a parlare di nuovo ordine in Libano dove Israele aveva già fallito nel 2006. Anche allora il segretario di Stato americano Condoleezza Rice accolse la guerra come l’avvio
della nascita di ‘un nuovo Medio Oriente’. In realtà, ogni volta, dai ‘liberatori’ abbiamo ereditato un caos peggiore di quelli precedenti. Ma è questo che si vuole: la destabilizzazione perenne non la pace”.

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