11 anni fa la strage dei migranti ‘scolpita’ a Lampedusa

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PALERMO – Una lunga fila di bare dentro un hangar del piccolo aeroporto di Lampedusa, l’allora presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso contestato al suo arrivo e la promessa del presidente del Consiglio pro tempore, Enrico Letta, di un pacchetto di misure per l’isola che era appena stata scenario della più grande tragedia dei migranti che la storia ricordi negli ultimi cento anni.
Momenti drammatici ai quali seguirono giorni altrettanto drammatici, perché il recupero dei corpi andò avanti per molto tempo“, ricorda l’allora sindaca Giusi Nicolini, che con l’agenzia Dire ripercorre le tappe della tragedia del 3 ottobre 2013. I dati ufficiali del naufragio parlano di 368 morti accertati e di un mai precisato numero di dispersi: i superstiti furono 155. “Mai più morti nel Mediterraneo”, si disse ma il Mare nostrum da allora ha inghiottito altre vite.

Nel 2023 sono state circa 2.200 le vittime nel Mediterraneo centrale“, secondo il rapporto ‘Nessuno ci ha soccorso’ di Medici senza frontiere che ha messo insieme i dati raccolti a bordo della nave di ricerca e soccorso Geo Barents. “Il 2023 – ancora la ong – è stato l’anno più letale su questa rotta migratoria dal 2017”. Ancora più drammatico nella sua imponenza il bilancio di Save The Children: dal 2014 i morti e dispersi nel Mediterraneo sono stati oltre 30.300. “Dati terrificanti”, evidenzia ancora Nicolini che porta “scolpite” nella memoria “quella tragedia e quelle bare”. “È come se sentissi ancora l’odore di quei giorni”, dice l’ex sindaca di Lampedusa.

Fu la paura di un incendio alla base del naufragio del 3 ottobre, con il peschereccio partito dalla città libica di Misurata e arrivato di fronte all’isola avamposto dell’Europa nel Mediterraneo. Il blocco dei motori attorno alle 3 del mattino nel tratto di mare compreso tra Cala Galera e la meravigliosa Tabaccara, amata da Domenico Modugno che la soprannominò “la piscina di Dio”, poi una coperta incendiata per segnalare la propria posizione e il terrore delle fiamme che fa smuovere l’enorme carico di 500 vite e storie a bordo. In pochi secondi il ribaltamento del peschereccio che finisce a picco e il dramma che si concretizza. Il relitto è ancora lì, a una cinquantina di metri di profondità. Sulla costa Legambiente ha dato vita al Giardino della Memoria e dell’accoglienza: “Ci sono 368 alberi, uno per ciascuna delle vittima”, spiega Nicolini che poi constata con amarezza come “da quel giorno ad oggi non sia cambiato nulla, anzi – aggiunge – la situazione è per certi aspetti peggiorata”. L’ex sindaca di Lampedusa ricorda infatti che il naufragio del 3 ottobre “scatenò un’onda emotiva che scosse l’opinione pubblica, tuttavia da a quella tragedia ne sono seguite altre fino ad arrivare a Cutro”.

Per Nicolini “oggi c’è assuefazione davanti alle notizie dei naufragi“. “Tra il 2013 e il 2024 è successo di tutto – spiega -, dal Covid al riaccendersi del conflitto arabo-israeliano, passando per la guerra in Ucraina. Siamo rimasti in pochi – prosegue l’ex sindaca – a soffrire per i morti nel Mediterraneo e a continuare a lottare”. Una “assuefazione” che, a suo dire, ha trovato terreno fertile “nell’imbarbarimento delle politiche migratorie partito con gli accordi stretti con la Libia del 2017 e continuato con la cosiddetta ‘politica dei porti chiusi’ di Matteo Salvini, fino alla guerra alle ong”.
A Lampedusa, intanto, a portare avanti il ricordo della strage c’è anche il ‘Comitato 3 ottobre’, un’organizzazione senza scopo di lucro che ha l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica sui temi dell’inclusione e dell’accoglienza attraverso il dialogo con cittadini e istituzioni. Il Comitato ha individuato nel 3 ottobre una data simbolica, non soltanto per commemorare le vittime di quel naufragio ma per ricordare le migliaia di persone che regolarmente muoiono nel Mar Mediterraneo o restano bloccate ai confini orientali d’Europa.

In occasione del 3 ottobre, data designata come ‘Giornata della Memoria e dell’Accoglienza’, il Comitato 3 ottobre organizza quattro giorni di confronti, dibattiti, spettacoli e incontri con gli studenti sul tema dell’immigrazione all’insegna del “Protect people not borders”.
Il culmine proprio oggi, 3 ottobre, con l’omaggio alle vittime del naufragio davanti alla Porta d’Europa, monumento di Mimmo Palladino dedicato ai migranti morti in mare nel tentativo di realizzare il proprio sogno in Europa. Quell’Europa che, secondo il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, si trova a dovere affrontare “lo squilibrio demografico” con l’Africa. E in quest’ottica dal Capo dello Stato, dopo un colloquio con il presidente tedesco Frank-Walter Steinmeier, è arrivato un monito: “Risolveremo il problema quando saremo capaci di organizzare ingressi regolari e autorizzati togliendo chi desidera emigrare dalle mani dei trafficanti di essere umani”.

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