Libano sotto le bombe, da Beirut parla Ricciardi (Gesuiti): “Gente in fuga e bambini senza scuola”

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ROMA – “La situazione in Libano nell’ultima settimana è degenerata, portando alle centinaia di attacchi di ieri su diverse aree, non solo a sud ma anche verso Balbek ed Hermel, verso la Siria, e a sud di Beirut. Tutto il Paese è interessato, e questo sta creando un clima di grande unità perché la sensazione è che l’attacco sia generalizzato, facendo prevalere il messaggio che bisogna proteggere il Paese”. Con l’agenzia Dire parla da Beirut Luca Ricciardi, responsabile progetti in Medio Oriente per il Jesuit Refugee Service (Jrs), organismo cattolico che in Libano in quattro scuole fornisce supporto educativo e psico-sociale a bambini libanesi e siriani rifugiati: “Sono, come tutti, vittime di questo conflitto”, dice il cooperante, illustrando quelle che erano le attività del Jrs e dei suoi partner fino a qualche giorno fa, ossia finché il ministero dell’Istruzione libanese non ha stabilito la chiusura degli istituti scolastici per ragioni di sicurezza.

Ci occupiamo dei minori che restano fuori da scuola– spiega Ricciardi-, il sistema scolastico libanese non riesce ad assorbirli tutti, la comunità siriana poi conta oltre un milione e mezzo di rifugiati. Forniamo anche supporto psicosociale”. Musulmani, cristiani, drusi, libanesi o siriani: nelle classi del Jrs sono tutti benvenuti, per superare quel complesso mosaico etnico-religioso che caratterizza la società libanese, e che in passato è stato la radice di tensioni e conflitti. Ma a prevalere è quello spirito di unità che oggi, in tutto il Libano, “la guerra sta rafforzando”.

A partire dal governo che, come informa ancora il responsabile del Jrs, sta coordinando la risposta per l’accoglienza delle migliaia di famiglie che stanno scappando dal sud per andare a Beirut o al nord. Una corsa contro il tempo, in cui un aiuto prezioso viene da agenzie Onu e organismi non governativi. Chi non potrà contare sull’ospitalità di amici o parenti, “dovrà andare negli shelters”, i centri d’accoglienza. Le immagini delle auto incolonnate ieri hanno fatto il giro del mondo: “La gente scappa, è il panico” conferma Ricciardi, una situazione peggiorata da “bombe di Israele cadute anche nelle prossimità di strade molto trafficate”.

Quanto a Beirut, “il nostro ufficio si trova in centro- dice Ricciardi- zona che per il momento è dichiarata sicuro. L’ambasciata italiana invia costanti aggiornamenti ai connazionali”.
Con “il primo pensiero” alle famiglie sfollate, le 492 vittime – tra cui 34 bambini – e gli oltre mille feriti nella sola giornata di ieri, c’è anche il tema dei bambini che non possono più usufruire dei servizi di scuole come quelle gestite dall’organizzazione gesuita. Continua Ricciardi: “I bambini siriani arrivano da situazioni molto traumatiche, di famiglie fuggite dalla guerra e costrette anche in Libano a spostarsi spesso. Il paese ha alle spalle 6 anni di crisi molto gravi che hanno un impatto sulle famiglie rifugiate, che – abbiamo osservato – sta portando a un aumento del lavoro minorile, dell’abbandono scolastico e dei matrimoni precoci”.

L’ondata di attacchi degli ultimi giorni “peggiorerà la situazione psicologica dei bambini, costretti a sperimentare situazioni di guerra. Ci aspettiamo casi di disturbi da stress post-traumatico, ad esempio”. La speranza, sottolinea Ricciardi, è che la pace torni presto, attraverso “un cessate il fuoco, il prima possibile”.

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